«Non lasceremo il porto». Duello tra Viminale e Ong- Corriere.it

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«Non lasceremo il porto». Duello tra Viminale e Ong- Corriere.it

Author: Marta Serafini
Data : 2022-11-06 22:07:46
Dominio: www.corriere.it
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di Marta Serafini, inviata a Catania

A Catania due navi con centinaia di persone e una terza in arrivo. Sbarcano minori e «fragili». La Ong Sos Humanity annuncia un ricorso al Tar contro la decisione del governo

Prima emergenza sbarchi del governo Meloni, giorno secondo. Gli occhi di Muhammad, 25 anni, dal Pakistan si fanno liquidi per l’incredulità. «Sono scesi quasi tutti. Forse perché non sono abbastanza malato?», chiede. Sono 35 i migranti rimasti a bordo della Humanity 1, la nave della Ong tedesca arrivata in porto la sera di sabato, da cui sono sbarcati in 144, compresi 102 minori, 100 non accompagnati. «Hanno visto andare via i loro compagni di viaggio, è stato straziante», raccontano gli operatori mentre viene distribuito un pasto caldo.

L’atmosfera è trattenuta. Un gruppetto di ragazzi pachistani si stringe nelle coperte di lana. «Hanno in tanti i segni delle torture sul corpo. Ma durante gli screening sanitari dal personale del ministero della Salute e dalla Croce Rossa non c’erano nemmeno i traduttori», si arrabbia Camilla Kranbusch, 27 anni, dello staff. Sul ponte, anche un legale del pool formato per le richieste di asilo. La paura, ora, è che qualcuno decida di gettarsi in mare e fuggire. «Il momento più difficile? Un ragazzo si è sentito male, ha avuto un vero e proprio crollo», spiega ancora Kranbusch, seduta sulla banchina del molo di Levante.

Alle 11.30 arriva l’ingiunzione da Roma, secondo quello che è ormai il protocollo degli «sbarchi selettivi», come li chiama chi li critica. La Ong Humanity 1 deve lasciare il porto e tornare al largo con i 35 a bordo. Dal Viminale la linea dunque non cambia: si salvano donne bambini e fragili ma non si accetta il ricatto delle Ong. Per questo se la nave non deciderà di uscire dal porto non è esclusa la richiesta di sequestro dell’imbarcazione alla magistratura e la denuncia per il comandante. In quel caso i migranti scenderebbero a terra e scatterebbe poi l’ordine di espulsione.

Sul molo il via vai si fa più frenetico. Il senatore del Pd Antonio Nicita e il deputato e vicesegretario del partito Beppe Provenzano vanno avanti e indietro senza sosta. «A monitorare le ispezioni devono essere anche gli psicologi. Stiamo parlando di persone traumatizzate e abusate», dicono. Il deputato di Verdi e Sinistra italiana, Aboubakar Soumahoro, rivolge un appello al presidente Sergio Mattarella mentre un centinaio di attivisti urlano nei megafoni: «Scendeteli tutti». Poi, è la volta del capitano della nave. Joachim Ebeling, tedesco, di Brema, 59 anni, da 20 anni in mare. «Io dal porto non mi muovo: violerei decine di leggi del diritto internazionale se obbedissi al governo italiano», spiega ai giornalisti. Sorride, gentile. Se è teso non lo dà certo a vedere. «Non sono pronto ad essere il nuovo Rackete», scherza.

Poco prima delle 15.30, in ritardo di oltre due ore rispetto alla convocazione di Roma, entra in porto anche la Geo Barents di Medici Senza Frontiere. A bordo ha molti più migranti di Humanity 1: 572 di cui 60 minori di sesso maschile, 50 non accompagnati e 6 di sesso femminile di cui 3 incinte. Nazionalità prevalenti, Pakistan e Bangladesh. Ma ci sono anche siriani, libici. Poco meno di due ore e tra i primi a toccare terra c’è M., neonata con il labbro leporino, dal Togo. Il cappellino di lana verde acqua la copre dal freddo. Il papà e la mamma la alzano in aria in braccio per farla sorridere tra le luci al neon del bus. Hanno lavorato in Libia per mettere i soldi da parte per curarla, cercando contemporaneamente di ottenere un visto per l’Europa che è stato sempre negato.

Stessa procedura adottata per la Humanity 1 vale per la Geo Barents ma più in grande. Prima salgono a bordo gli ispettori della sanità marittima, osservano i naufraghi, un primo rapido controllo per stabilire chi è in lista. A chi scende viene messo un braccialetto rosso di plastica. Poi, una volta a terra, le visite mediche nelle tende e gli autobus pronti a partire per i centri di accoglienza. La precedenza ai minori non accompagnati, le donne e i nuclei familiari. Solo alla fine sarà la volta degli adulti maschi fragili. «In troppi dicono di avere meno di 18 anni ma non è vero», dice a bassa voce un funzionario.

Segue le operazioni Riccardo Gatti, coordinatore dei soccorsi di Medici Senza Frontiere. «C’è già stato qualche momento di tensione», racconta. Alle 22 saranno 357 gli sbarcati, di cui 56 minori non accompagnati, 3 donne e 41 componenti di nuclei familiari. A bordo ne restano 215. «Farete anche voi come Humanity 1 se dovessero chiedervi di ritornare in mare?», è la domanda. «Per noi un salvataggio prevede lo sbarco di tutti in un luogo sicuro», risponde Maurizio Debanne, portavoce della Ong. Cala la notte su Catania, tornata ai giorni della Diciotti e dei sequestri delle navi mentre arriva l’annuncio di Sos Humanity: faremo ricorso contro al Tar del Lazio. Intanto nelle chat gira un nuovo messaggio: «La prossima potrebbe essere la Ocean Viking di Sos Méditerranée», che però fin qui — a differenza delle altre navi — è rimasta sul limitare delle acque territoriali. Trasporta 234 naufraghi.

6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 23:24)

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